Cuggiono (MI)
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È necessario il parere di un osteopata prima di procedere con una correzione ortodontica?

È necessario il parere di un osteopata prima di procedere con una correzione ortodontica?

Prima di rispondere a questa domanda invito ad avere presente quanto riportato precedentemente sulla questione: “Si possono trattare, con la fisioterapia, le problematiche mandibolari?”

Avendo ben presente la necessità di trattare la relazione occlusale in relazione a quella centrica AFFIANCANDO un trattamento propriocettivo polidistrettuale, procedo con la risposta al quesito con una premessa:

  1. Per chissà quali motivi alcuni considerano il distretto mandibolare come una parte a se stante del sistema motorio umano, spesso appannaggio esclusivo dell’odontoiatra o del logopedista, in situazioni in cui nemmeno queste due figure si parlano (visione 1).
  2. Oggi, invece, è comune tovare la figura dell’osteopata o del chiropratico a collaborare con l’ortodonzista nel prevedere come le correzioni ortodontiche potrebbero influire sul contesto cranio-mandibolo-cervicale (visione 2).

Chi abbraccia la visione 1 ama definirsi pragmatico, anche se, dal mio punto di vista, questo pragmatismo si traduce molto spesso in una comoda scelta di non vedere.

D’altra parte ALCUNI osteopati, posturologi, kinesiologi o chiropratici, si gettano in questo mare magnum di pssibilità, conducendo le loro indagini tramite test, quali i test kinesiologici (o di fukuda piuttosto che di De Sion), per predire il comportamento del corpo dopo una correzione ortodontica stabile o l’inserimento di un bite (Visione 2).

Personalmente trovo questo approccio molto scenografico ma poco pragmatico, anche se devo rendere onore al fatto che tutti sono ormai concordi nel preferire di procedere gradualmente con correzioni il meno invasive ed il più reversibili possibili.

Come ho già sostenuto più volte, la complessità del corpo umano è notevole, pertanto cercare a priori di determinare gli effetti di un bite su aree distanti dalla atm è quasi impossibile. Come del resto succede sempre quando si cerca di ingabbiare la realtà nei modelli teorici. Si finisce per tagliarne sempre qualche pezzo.

Trovo saggio l’atteggiamento di chi procede per prove successive nel confezionamento di un bite, basandosi più sulle sensazioni del paziente che sulle proprie e sull’osservazione letteralmente a ragion veduta. Del resto il bite lo PORTATE VOI.

Funziona allo stesso modo il podologo o il tecnico ortopedico lasciano tempo e possibilità al paziente di adattarsi ad un nuovo plantare prima di revisionarlo. Non vedo perché per un altro distretto anatomico questo principio non dovrebbe valere.

Con questo intendo portare l’attenzione dei pazienti sul non farsi ammagliare dell’atteggiamento di professionisti troppo assolutisti, categorici e sicuri di sé.