Le evidenze scientifiche e le linee guida attuali mettono sempre più in risalto la necessità di approcci multiprofessionali, per essere efficaci sui disturbi.
L’ortodonzista è in grado di aiutare a ricercare una occlusione in relazione centrica.
Qui trovate una buona spiegazione di tutto ciò https://online.scuola.zanichelli.it/barbonecorpoumano/files/2010/03/OD3_06.pdf
Lo gnatologo può insegnare come muovere la mandibola, gestendo l’intervento degli altri colleghi odontoiatri o relazionandosi, se necessario, col chirurgo maxillo faciale.
Il logopedista interviene per la gestione di tutti gli aspetti rieducativi linguali, deglutitori e fonatori che intervengono su questo distretto. Si relazione con medico fisiatra, foniatra e otorinolaringoiatra.
E il fisioterapista?
Oltre a tutti questi campi di intervento va detto che è molto importante insegnare al paziente COME MUOVERE LA MANDIBOLA.
Prove di tutto questo sono:
- Il fatto che si dibatta su quale sia la definizione corretta di relazione centrica (ossia la posizione di maggiore libertà del condilo mandibolare nella glena).
- Il fatto che la posizione di occlusione abituale spesso non coincida con la relazione centrica, ne con lo stato di equilibrio, ne con l’occlusione migliore.
Bisogna specificare che nessuna articolazione ha un centro fisso di movimento e la visione della atm come articolazione da trattare solo nella sua espressione in catena cinetica chiusa (situazione di compressione e chiusura) è limitante.
Detto in modo molto SEMPLICE, un fisioterapista, uno gnatologo, ortodonzista o logopedista (qui i campi si sovrappongono in parte) non considerano solo come la bocca si chiude.
Trattano anche come si apre e come si muove nella masticazione; il che non vuol dire semplicemente chiudersi, perché la nostra masticazione assomiglia molto di più a quella di un cammello che a quella di un coccodrillo (mi si passi il paragone).
Ciò vuol dire considerare prendere in esame e trattare gli elementi propriocettivi che influenzano la bocca e che, come tali, non si limitano alla visione meccanica della bocca.
Questo discorso che può parere complesso è di una semplicità notevole se prendiamo ispirazione come si trattano i disturbi dal piede e della caviglia considerando la loro dinamica e non unicamente considerando l’appoggio della volta plantare.
È qui che spezzo una lancia in favore della mia professione. Pur avendo, nell’ambito, molte meno competenze rispetto ai professionisti della cura della bocca, godiamo di una visione diagonale che ci permette di trasferire le nostre competenze da un’articolazione all’altra e di vedere il corpo umano nel suo modo di muoversi più che nella sua staticità di fronte agli assi cartesiani.